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Lo Schiticchio

A Tavola Con Il Padrino ‘Aliberti Editore’ Schiticchio in siciliano significa “abbuffata”. II termine indica per antonomasia, e secondo una tradizione consolidata, il tipico banchetto dei mafiosi e della gente di malaffare in genere. Guido Guidi Guerrera, una delle firme più brillanti e sarcastiche della stampa italiana, invita il lettore a tavola con il Padrino. Un invito che non si può rifiutare. Don Sarò Partinico da Montelepre, capofamiglia e uomo d’onore, attorno al quale ruota una folla di comprimari e di comparse, è il protagonista indiscusso, insieme a un comprimario di straordinaria potenza evocativa: il cibo. Lo schiticchio diventa dunque la metafora di ogni possibile appetito: i mafiosi, afflitti da una voracità declinata in tutti i generi possibili, ridono e si abbracciano, mangiano e parlano di cose sconce, ma nello stesso istante, e continuando a usare identiche forme lessicali, senza neppure mutare l’espressione del volto, con l’aria di non finire mai di scherzare, progettano omicidi e forse stragi. La tavola è il momento della celebrazione di un potere visibile proprio nell’eccesso, come accadeva per gli antichi imperatori, o al giorno d’oggi per ogni dittatore. Eppure, ogni cibo amato dai padrini è anche sinonimo di un modo semplice se non dialettale di concepire la cucina, che è sempre quella delle madri e delle nonne. Un mangiare “di casa”, sempre preferibile a ogni latitudine a qualsiasi altra raffinatezza troppo distante dai ricordi più cari.